Business 3.0: La digitalizzazione delle imprese e l’implementazione dello smart working

24Mag, 2020
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Dal 2015 la Commissione europea incrocia analisi e dati con gli Istituti nazionali di statistica per adottare una metodologia comune per misurare le competenze digitali dichiarate dagli individui della fascia d’età 16-74 anni. All’interno del contesto europeo gli italiani sono i terzultimi nelle abilità digitale anche per chi vive con gli under 16. Inoltre, solo il 45% degli adulti risulta possedere capacità digitali di base. “A mio parere, dovremmo decisamente continuare la didattica e il lavoro a distanza, magari considerando di rendere febbraio, il mese più freddo in Estonia, il mese per studiare da casa. Lo stesso approccio potrebbe essere applicato allo smart working. Dovremmo usarlo più spesso“, ha recentemente ribadito, durante il corso di un’intervista, l’Ambasciatore di Estonia in Italia Celia Kuningas-Saagpakk. Imparare e imitare paesi all’avanguardia nello sviluppo digitale, come l’Estonia, potrebbe essere importante per il nostro futuro e per la visione del mondo dell’occupazione e della formazione dopo l’emergenza virus. Data l’emergenza sanitaria e l’esplodere delle nuove prospettive occupazionali che cancelleranno molte vecchie logiche, basti pensare allo smart working, le riforme non più rinviabili sono quelle legate alla digitalizzazione del Paese. La questione si rivela molto più complessa e non comprende solamente il lavoro da remoto, ma inciderà significativamente sul concetto di produttività, sui percorsi degli investimenti aziendali e sulla riorganizzazione stessa del sistema economico. Risulta auspicabile un incremento del livello di automatizzazione e di sviluppo delle tecnologie “AI”. L’economia italiana è ancora piuttosto sbilanciata verso la manifattura ove concentriamo circa il 25 per cento dell’occupazione nazionale. Se si continuerà a seguire la storica vocazione manifatturiera, sarà necessario accelerare la fase di rapido adattamento agli scenari futuri. Che comprenderanno l’eventualità di una nuova pandemia.

Domenico Letizia intervista Valentina Di Milla, Ceo di Ralian Research & Consultancy SRL, sul futuro della digitalizzazione in rapporto alle imprese e alla formazione.

I benefici collettivi derivanti dallo scambio e dal trasferimento tecnologico sono ampiamente dimostrati dalla quotidianità. Non è sufficiente l’investimento se non è chiaro quali sono gli obiettivi e se non c’è un luogo in cui possano incontrarsi le esigenze collettive e quelle delle imprese. Attualmente, l’Italia si trova impreparata ad affrontare un’improvvisa accelerazione tecnologica da parte dei suoi potenziali competitor. L’esempio dello smart working è significativo. Mentre altre realtà lo praticavano con successo e su larga scala oppure avevano già automatizzato i processi produttivi, investendo nelle competenze e nella formazione per imprese e dipendenti, la Penisola italiana ha dovuto rincorrere l’innovazione molto velocemente. All’interno di un mondo e di un mercato del lavoro sempre più permeati dalla tecnologia e dal digitale, le digital skills sono oggi tra le competenze più richieste in tutte le principali industries e in ambito Ict.

Valutare le skills professionali rappresenta sempre più una priorità non solo per chi si occupa di questo settore in continua evoluzione, ma anche per insegnanti, cittadini, dipendenti pubblici, imprenditori e per l’intero sistema italiano, uno tra i più in difficoltà in Europa per quanto concerne il livello delle competenze digitali in diversi ambiti.

Intanto, anche in ambito commerciale la “musica” degli acquisti inizia a variare e nuove proposte digitali emergono con prepotenza. L’analisi più interessante riguarda l’e-commerce che per la prima volta supera gli acquisti laptop. Inoltre, la distinzione tra acquisti online e offline diventa sempre più sottile, dando vita a esperienze d’acquisto a cavallo tra il mondo reale e quello virtuale. Oltre all’e-Commerce, tra le tendenze incrementate vi sono il gaming e le voice technology, grazie alla diffusione di assistenti vocali come Amazon Echo e Google Home, sempre più utilizzati con regolarità da utenti di tutte le età. L’87 per cento degli utenti italiani ha dichiarato di aver cercato on-line prodotti e servizi prima dell’acquisto, mentre il 77 per cento ha acquistato online un prodotto, nell’arco dei mesi di marzo e aprile 2020, accedendo da qualsiasi device. Per recuperare il divario dagli altri Paesi, per incidere veramente, serve una visione di lungo periodo in cui la trasformazione digitale per le imprese, le startup e la Pubblica amministrazione diventi la base per la crescita economica nei prossimi anni. La digitalizzazione delle imprese è un fenomeno non più rinviabile. Il rischio è quello di sparire dal mercato, non riuscire a sviluppare business e divenire l’ennesimo elemento impresa non competitivo in cerca di fondi pubblici per non estinguersi. L’impresa italiana deve divenire smart. Senza lamentale, vi abbiamo avvisato!

 

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